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Città | Exhibition

Queste poche righe non hanno pretese, non vogliono essere paradigmi né teorie, sono solo pensieri intorno alla fotografia come ne hanno tutti, questi sono i miei.
Per come la vedo io scattare è scegliere, e scegliere vuol dire rinunciare a tutto il resto per un istante, e la cosa non è per niente triste.
Lo scatto è limite.
Da dietro una piccola finestra, come fosse un buco della serratura, guardiamo il mondo, non tutto il mondo, solo una piccolissima parte di mondo, questo è il limite.
Ma l’immagine che scegliamo con lo scatto da quel preciso istante in poi sarà per sempre, immutabile, eterna, un presente dilatato; certo se ne deve aver cura in fondo rimane fragile carta.
Credo si provi un senso di paternità nei confronti dell’immagine, o almeno io lo provo.
Una paternità umile non da Creatore; forse perché abbiamo scelto lei in mezzo a infinite altre o forse perché, parlo per me e per gli altri uomini, è l’unico parto che la natura ci permette di avere (* vedi anche: “Breve inciso su come nascono le fotografie”).
L’immagine richiama emozioni immediate a volte non passa dalla testa, entra dagli occhi per tornare agli occhi e farli lacrimare, oppure va dritta al cuore, annoda la gola, colpisce in pancia, gonfia i polmoni e li fa sospirare, strizza la pelle.
Se l’immagine non emoziona non è per noi, vuol dire che non trova niente in noi con cui andare in risonanza, oppure semplicemente non è il massimo come immagine, è bruttina insomma, capita.
La fotografia è un buon modo per fermare il tempo delle cose, è un elisir di lunga vita. I ricordi svaniscono vengono alterati, la memoria è labile, la fantasia ne riempie i vuoti rendendo solo probabili alcuni ricordi. L’immagine è un’ancora del ricordo, un punto certo di partenza, una prova concreta dell’esistenza del ricordo, un buon inizio.
Mi piace pensare a queste immagini come a panni stesi ad asciugare al calore degli sguardi.
Sono immagini di città, prolunghe di viaggio, ricordi, frammenti, piccole scelte.
Buon viaggio
m.z.




* Breve inciso su come nascono le fotografie Alla pressione del pulsante di scatto la tendina si apre e la luce penetra fecondando la pellicola, da questo momento inizia la gestazione nel grembo del rullino; dopo giorni, a volte mesi (dipende da quanto tempo uno ci mette per arrivare a portare il rullino in sala parto), eccoci giungere al fatidico momento. Si rompono le acque, la creatura viene estratta con molta delicatezza da un acido liquido amniotico. Così la creatura può venire alla luce. E’ nata! “…complimenti signore è bellissima”, “…grazie signora, ha preso tutto dalla madre”.